Le regole della guerra by Fabio Mini

Le regole della guerra by Fabio Mini

autore:Fabio Mini [Mini, Fabio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mimesis Edizioni
pubblicato: 2022-06-02T00:00:00+00:00


Servire oltre la vanità e l’egoismo

171.L’istinto di vivere compare con la nascita; quello di riprodursi con la pubertà; l’istinto di servire con la maturità.

172.L’istinto di servire, il terzo istinto, è alle dipendenze dell’anima della specie. I due primi istinti dipendono invece dall’anima del corpo. Il maschio che s’impossessa della femmina, e che poi s’allontana per non rivederla mai più, non obbedisce all’istinto di servire. Obbediva all’istinto di servire nella lotta tra maschi che ha preceduto il possesso; ma, nel coprire la femmina, egli non ha soddisfatto che l’anima del corpo. L’anima della specie entra in ballo solo col sacrificio del corpo nell’interesse della specie. Parimenti, la femmina che si dà non soddisfa che l’anima del corpo. Soddisferà l’anima della specie più tardi, nell’allevare il suo nato, nel difenderlo, nel sacrificio ch’essa gli concederà.

173.L’amicizia è d’essere in due a servire. Si servono tutti gli uomini, in guerra.

174.La grandezza dell’essere comincia là dove egli si oblia e detronizza la propria carne dal servizio di se stessa.

175.Non servire significa non vivere. Le truppe hanno bisogno di riposo, non di sicurezza.

176.Il dramma morale deriva dal conflitto tra l’istinto di vivere e quello di servire

177.Non credo d’ingannarmi facendo derivare le religioni dall’istinto di servire.

178.Vi sono due parti antinomiche nell’anima di ogni essere vivente. V’è l’anima del corpo e quella della specie. La prima spinge a godere; l’altra a sacrificarsi, a servire e a morire. Nell’animale, l’istinto di servire è così potente che basta ad assicurare il dovere nei confronti della specie. Nell’uomo, l’intelligenza interviene e distoglie l’essere dal servizio della specie, facendogli negare la specie a favore dell’individuo. La religione è l’emanazione stessa dell’anima della specie. Essa insegna l’oblio di sé, l’abnegazione, la devozione, il sacrificio, le virtù in definitiva che tendono al servizio generale e non alle soddisfazioni particolari.

179.Non si ama per godere, ma per darsi, votarsi, rinunciare, servire.

180.Non provano affatto la beatitudine d’aver servito, quelli che hanno coscienza, anche nel pericolo, d’aver servito male.

181.La parola dei feriti gravi, quella domanda profonda, sublime dell’anima: “Capitano, ho fatto tutto il mio dovere?”. Prima di morire, l’uomo vuol sapere se ha servito. L’anima della specie, di fronte all’anima abbattuta del corpo, ha sete d’una soddisfazione.

182.L’egoismo è un calcolo sbagliato. La guerra ricorda improvvisamente agli uomini ch’essi non sono nati per sé soltanto.

183.Vi sono così alla base di ogni essere due moventi: l’egoistico, che lo spinge a conservare la propria vita; e l’altruistico, che lo porta a dimenticarla, a sacrificarsi per un fine naturale ch’egli ignora e che s’identifica col profitto della specie.

184.Essere vani è essere senza timore: è credersi qualche cosa; è essere soddisfatti, trionfare, sentirsi re, padroni del mondo. Dio solo potrebbe essere vano. La sicurezza rende vani. Ma appena l’uomo si sente più debole dell’ambiente che lo circonda, la vanità sparisce.

185.Felici le madri i cui piccoli nascono al servizio di un destino! Felici le madri che generano una carne indifferente alla carne! Felici le madri degli eroi!

186.Gli esseri non sono che i servitori dell’idea. La morte volontaria è un tributo dell’uomo alle idee. Le razze si fondano sulle idee.



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